
Bongarzone: «Ho sempre onorato i miei debiti, non mi tirerò indietro proprio ora!»
«La mia è una vita ispirata alla austerità nei consumi e alla povertà come filosofia; all’economia del dono come relazione con gli altri ed è ispirata ai principi evangelici e alla lotta per la dignità delle persone. Qualcuno dovrebbe farlo per Legge (e lo fa solo parzialmente e se obbligato) io, invece, vivo in una casa di vetro: questi sono i miei redditi e i miei averi, non ho segreti!».
Ci ho pensato a lungo; girando e rigirando per casa durante tutta la notte. Poi, dopo aver consultato il mio legale ho deciso di portare io alla luce quanto, prima o poi, l’opinione pubblica sarebbe venuta a sapere per i canali scandalistici che, non per loro colpa, tanto piacciono alla stampa locale. Gli elementi di “diritto di cronaca”, credo ci siano tutti perché ritengo giusto che gli elettori sappiano con chi hanno a che fare e chi si apprestano a votare. Così come ritengo di non ledere il diritto di alcuno se mi metto di fronte agli elettori per quello che sono!
Ebbene, cari elettori, nei giorni scorsi ho ricevuto nella casa dove vivo, di proprietà di mia moglie (con cui convivo felicemente - almeno io - da oltre 18 anni), la visita di un Ufficiale Giudiziario - credo si dica così - che ai sensi del quinto comma dell’articolo 518 del codice di procedura civile ha proceduto a pignorare alcune masserizie, per un valore stimato di 1.650 euro.
L’esecuzione sarebbe funzionale al recupero di un “debito” nei confronti di due magistrati del Tribunale di Ravenna, che secondo la sentenza n. 118/2021 emessa dal Tribunale Civile di Ancona, io avrei diffamato a mezzo stampa. Sentenza a cui, i miei avvocati, messi a disposizione dalla Federazione della Stampa, hanno già presentato richiesta di appello con udienza già fissata il prossimo 1° dicembre (e richiesta di sospensiva con udienza fissata al 12 agosto!) sempre in Ancona.
Parlo di “debito” non onorato perché attualmente (come potrete, se vorrete, leggere di seguito nel modello di Dichiarazione dei Redditi precompilato 2020 che allego) i miei redditi derivanti dalla professione di giornalista ammontano a 6.999 euro a cui vanno aggiunti altri 26 euro derivanti dalla proprietà di un terzo della casa avita, in quel di Vico nel Lazio (FR) ereditata insieme a mia sorella e mio fratello dopo la morte di mia madre nel 2015. I cespiti di circa 7mila euro mi derivano da collaborazioni con una cooperativa di giornalisti di Ravenna per attività di Rassegne Stampa per enti diversi per cui un mese di lavoro su una di
queste mi porta in tasca ben 260 euro.
Ma di questo parleremo un’altra volta.
Mi risulta, quindi, impossibile oggi - stante l’esiguità dei miei compensi e senza dover chieder aiuto a mia moglie - “onorare” il mio debito stante che i pagamenti, peraltro, avvengono con cadenze non sempre prevedibili e normalmente vanno a pagare bollette già rateizzate.
Voglio essere chiaro. Il “pignoramento mobiliare”, questo è il nome legale della procedura a cui sono stato sottoposto, in astratto è stato esercitato nel pieno diritto dei creditori (i due magistrati e il loro legale che li ha assistiti nel procedimento di primo grado). Quello che discuto è l’opportunità di farlo proprio in questi giorni di luglio e prima che La Corte di Appello di Ancona si esprima - in un’udienza fissata - il prossimo 12 agosto, in merito alla sospensione della sentenza nel procedimento che mi vede resistere all’accusa di diffamazione per un mio articolo pubblicato su Ravenna Notizie.
Aggiungo, ma anche questo sarà oggetto di giudizio, che il pignoramento è stato realizzato su beni non di mia proprietà ma su mobili ed altre masserizie di proprietà di mia moglie alcune, peraltro, ricevuta in eredità dai suoi nonni. Mi riferisce mia moglie, il giorno della procedura io non ero presente perché ero impegnato con il segretario nazionale del PRC, Maurizio Acerbo, che era venuto a sostenere la mia candidatura a sindaco lo scorso 25 luglio, il funzionario incaricato del pignoramento è rimasto alquanto perplesso quando mia moglie gli ha esposto la mia situazione patrimoniale e gli ha rivelato che io non posseggo nulla per scelta di vita!
Comprendo che in questo mondo dove l’apparire oscura l’essere e l’avere è divenuto l’unico scopo della vita, possa apparire stravagante qualcuno che abbia solo due paia di scarpe (regalategli da sua moglie): uno per l’inverno e uno per l’estate ma che poi neanche usa perché passa la sua vita con un paio di “pianelle” (coi calzini d’inverno, senza, l’estate).
Comprendo, altresì, lo stupore di entrare in una casa in cui non manca alcunché ma dove non c’è sfarzo; non c’è scialo; non c’è ricchezza di risulta ma solo calore umano e affetto per chiunque arrivi, anche se viene a toglierci qualcosa.
Capisco, infine, la difficoltà di entrare in contatto con una donna: una seria e stimata professionista del Foro di Ravenna, magistrata onoraria al Tribunale di Rimini, che da 18 anni vive insieme ad un “pazzerello” che ha scelto l’austerità e la sobrietà nei consumi come stile di vita; la povertà come filosofia del suo essere; l’economia del dono come modalità di vivere in comunità e la lotta per l’uguaglianza e per la dignità delle persone, tutte le persone, come fine ultimo del suo agire.
Capisco, comprendo ma questo sono io. Non abbiano paura i mei creditori: i miei debiti li ho sempre onorati e, anche questa volta, nonostante le difficoltà lo farò! Ma quando sarà il momento. Quando, dopo i tre, o forse quattro, gradi di giudizio il mio giudice naturale si sarà espresso definitivamente sulla diffamazione che io ritengo di non aver messo in campo.
Nel frattempo, se i giudici riconosceranno che devo tali somme anche prima che le sentenze diventino definitive, non sarò io a tirarmi indietro nei miei principi e farò il possibile, compatibilmente con i miei obblighi di padre e le mie possibilità per adempiere
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