
«Quando ci incontravamo, spesso mi chiedeva di parlare in romanesco, stavolta la fase m’è venuta di getto: “nun ce fa’ caso a Fabri’, a quello je prudevano le corna”». L’ha detto il candidato sindaco dei Comunisti Uniti, Alessandro Bongarzone, commentando la devastazione della panchina della Darsena su cui Silvia Naddeo ha realizzato l’opera “L’Incontro”, dedicata a Fabrizio Matteucci, inaugurata lo scorso 21 febbraio.
«Un gesto di oltraggio - dice Bongarzone - verso tutta la nostra comunità cittadina che, nonostante qualche “spostat*” o esagitat* con la testa girata all’indietro, ha nella tolleranza e nella democrazia i suoi valori fondanti. Distruggere l’opera dell’ingegno e della creatività di un’artista carica di sensibilità e di pensiero innovativo, peraltro, denota una sensibilità pari a 0 e una solitudine che - come ha scritto la moglie di Matteucci - evidenzia la non appartenenza a niente, neanche a sé stesso.
La cosa ancor più grave, infine - ha concluso Bongarzone - è che quel gesto oltraggia la memoria di una persona con cui si poteva non essere d’accordo ma a cui non si poteva non riconoscere il suo essere uomo inclusivo, che teneva alla sua Comunità che voleva “aperta e accogliente” come mi scrisse nella lettera di benvenuto in Città, quando arrivai 18 anni or sono».